Maam, Museo dell’Altro e dell’Altrove
Civico 913 di Via Prenestina. E’ qui che risiede il MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Roma. In piena periferia est della capitale la storia di questo museo nasce nel 2009 quando dove un tempo venivano ucciso i maiali e creati salami, sorge Metropoliz, uno spazio che al suo interno ospita decine di famiglie di ogni provenienza sociale e geografica. Oggi oltre a queste persone c’è una serie di opere realizzate da quattrocento artisti.
La storia di questo museo è una comune storia di occupazione di famiglie italiane e non solo, peruviani, romeni, marocchini, ucraini. Insomma un microcosmo meticcio dove un giorno è arrivato Giorgio De Finis, antropologo, intellettuale, artista e regista, accompagnato dal collega film maker Fabrizio Boni. È il 2012 e il primo progetto artistico in cui Metropoliz si imbatte riguarda la realizzazione del documentario Space Metropoliz .
Il loro film coinvolse i primi street artist che per l’allestimento del set segnarono le prime pareti. Dall’opera di Lukamaleonte, che si staglia sui tavoli dell’ampia cucina, che parla dell’extraterrestre/extracomunitario, all’omino di Hogre che risale la torre verso la Luna dove è puntato il telescopio (quasi) vero di Gian Maria Tosatti.
L.U.NA. è anche un’opera che si trova all’ ingresso del museo e subito ci si catapulta in un’altra realtà.
E poi tante altre opere interne e pertanto meno visibili ma ugualmente appariscenti perché ispirate allo spazio. Così nel susseguirsi di artisti lo Space Metropoliz dà vita al MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove, dove per altro si intende “città meticcia” e per altrove si intende la diversità come valore.
Alla creazione di queste opere hanno contribuito non solo artisti ma anche gli abitanti, che insieme hanno cooperato per la costruzione del razzo, mezzo e simbolo della conquista dell’impossibile.
Da quel momento la metamorfosi lo ha reso quello che vediamo oggi e che è in continua evoluzione.
Così un luogo che prima era di morte (animale) è diventa un luogo di vita, dove lo spazio crea arte e l’arte valorizza lo spazio.
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