Paralimpiadi Parigi 2024, chi sono gli atleti romani in gara

Parigi ospiterà i suoi primi Giochi Paralimpici e, nel cuore della capitale francese, è prevista una spettacolare cerimonia di apertura. Alle 20:00, Place de la Concorde e gli Champs-Élysées ospiteranno 4.400 atleti paralimpici provenienti da 184 delegazioni per celebrare l’inizio di 11 giornate di gare, a partire dal 29 agosto.

Negli oltre 4mila gli atleti che parteciperanno alle paralimpiadi, ce ne sono dieci nati e cresciuti nella Capitale.

Scherma: Edoardo Giordan, Gianmarco Paolucci e Loredana Trigilia
Edoardo Giordan è nato a Roma il 23 aprile 1993. All’età di 20 anni, a causa di una malattia erroneamente diagnosticata, ha dovuto subire l’amputazione dell’arto inferiore destro. Lo sport è sempre stato parte integrante della sua vita.

L’amputazione per Edoardo ha rappresentato un duro colpo, ora però ha voglia di riscatto e guarda la vita con occhi diversi, soffermandosi sui piccoli dettagli. La molla che l’ha fatto reagire e che gli ha fatto conoscere la scherma è stato Andrea Pellegrini, il quale ha creduto in lui, gli ha dato la giusta carica morale e gli ha fatto capire che la protesi è solo un oggetto. Da buon romanista, il suo idolo è sempre stato Francesco Totti.

A Gianmarco Paolucci nel 2010 un incidente gli ha cambiato la vita. Comincia a fare scherma, come sport riabilitativo, all’età di 16 anni. A Frascati i primi assalti e l’amore spassionato per questa disciplina che gli offre «il giusto equilibrio tra divertimento, fatica e determinazione». Gianmarco è entusiasta del suo percorso da atleta: «Sono orgoglioso di quanto ho fatto, sono riuscito a raggiungere tanti obiettivi prefissati in questo sport che mi ha dato la vera testimonianza dell’integrazione».

Pensando a Parigi gli viene in mente in mente soprattutto un’immagine: «il pubblico che affollerà le tribune».

Loredana Trigilia è il capitano della Nazionale azzurra di scherma paralimpica. La sua disabilità è legata a un incidente avvenuto sull’autostrada Napoli-Roma che le ha provocato una lesione spinale all’età di 19 anni. Durante la riabilitazione ha conosciuto alcuni schermidori paralimpici che l’hanno avviata alla disciplina. Ha rappresentato l’Italia in ben sei edizioni dei Giochi Paralimpici, che diventeranno sette quest’anno a Parigi.

Nuoto: Alessia Scortechini e Domiziana Mecenate
Nata con una agenesia, una malformazione della mano destra, Alessia Scortechini sceglie questa disciplina perché nuotare la fa sentire libera e non giudicata. «Ci ho messo tanto ad accettarmi, mi sono sempre sentita osservata. Oggi sono più serena, ho capito che la mia mano fa parte di me».

Fino al 2017 Alessia si allenava e gareggiava con i normodotati e proprio per questo ha sempre dovuto dimostrare più degli altri. Proprio per questo, forte della sua esperienza, afferma: «Resilienza vuol dire non arrendersi mai, prima di tutto per sé stessi».

Domiziana Mecenate, invece, da bambina sognava le Olimpiadi con la ginnastica, ma purtroppo un brutto evento ha scombussolato tutti i suoi piani e la sua vita, diciannovenne al momento dell’incidente: «Il 5 luglio 2021, durante un allenamento, a volteggio ho fatto un salto e sono arrivata di collo. Lì mi sono subito resa conto che non riuscivo a muovere né le braccia né le gambe. Non sentivo proprio niente – racconta di quel giorno.

Un evento certamente traumatico, non solo chiaramente dal punto di vista fisico, ma soprattutto dal punto di vista psicologico, in quanto improvviso e repentino».

Canottaggio: Giacomo Perini e Eleonora De Paolis
Classe 1996, Giacomo Perini è un punto di riferimento per la squadra paralimpica italiana di canottaggio. Atleta di alto livello, studente universitario di Filosofia, Giacomo basa la sua vita su due pilastri: speranza e desiderio. La speranza che vi sia qualcosa di buono e il desiderio come forza motrice per raggiungerlo. A soli 18 anni ha dovuto affrontare un grande cambiamento nella sua vita, perché un osteosarcoma alla gamba destra lo ha costretto a rimettere in discussione ogni certezza.

Dopo diversi cicli di cure e a causa di nuove recidive, i medici sono ricorsi all’amputazione. Questo momento ha rappresentato per Giacomo una seconda opportunità, avvicinandolo al mondo del canottaggio, inizialmente presso la Canottieri Rumon e successivamente al Canottieri Aniene, entrando presto tra gli azzurri paralimpici.

«Lo sport rappresenta un punto fermo, per me, perché ha sempre fatto parte della mia vita, sia prima che dopo l’incidente», afferma Eleonora De Paolis. L’incidente è quello stradale del 2011, che le causa una lesione midollare. «La disabilità penso che non vada nascosta ma accettata, fa parte intrinsecamente della persona, ne è una caratteristica».

A Parigi dovrà vedersela, soprattutto, con la tedesca Edina Muller, campionessa paralimpica uscente: è lei l’avversaria che teme di più.

Atletica: Marco Cicchetti e Ganeshamoorthy Rigivan
Marco Cicchetti, nato l’11 aprile del 1999, è un atleta paralimpico specializzato nel salto in lungo nella categoria T44.

Nato con una malformazione al piede, il piede torto congenito, si è avvicinato allo sport già all’età di tre anni praticando la ginnastica artistica. Intorno ai 12 anni inizia a praticare l’atletica leggera paralimpica, prediligendo le gare di salto in alto, velocità e salto in lungo.

L’avventura atletica di Ganeshamoorthy Rigivan, invece, è del tutto casuale. «Avevo provato a giocare a basket in carrozzina, ma era molto faticoso, non faceva per me. Poi un giorno – continua -, nell’officina meccanica dove lavoro scambio due parole con un esponente della FISPES che mi invita a provare con l’atletica».

Da subito si innamora del getto del peso e si avvicina così alla famiglia del gruppo Anthropos, di cui ancora oggi fa parte. Per quanto riguarda Parigi spera di «Non avvertire la pressione tipica delle grandi competizioni, ma credo che di gare così importanti non ce ne siano e sarà un’esperienza unica da vivere».

Sitting Volley, Flavia Barigelli
Flavia Barigelli è atleta da sempre, «Nuoto, danza, karate, basket, ho praticato di tutto. Poi a 12 anni, appena conosciuta la pallavolo, mi sono fermata e dal 2018 è entrato nella mia vita il sitting volley e la maglia azzurra». Una paralisi ostetrica durante il parto le ha provocato danni al braccio, ma non le ha tolto la voglia di spingersi oltre i suoi limiti. «Il momento più bello della mia carriera sportiva? Sicuramente l’Europeo del 2019, che ha permesso alla nostra Nazionale di qualificarsi per Tokyo». Flavia ha le idee chiare sulla disabilità: «Va accettata, se poi si indossa la maglia azzurra bisogna essere d’esempio per tutti quelli che si chiudono in sé stessi».

Un romano d’azione nel Nuoto: l’esordio paraolimpico di Manuel Bortuzzo
Tra gli atlete e atleti romani che faranno parte della squadra italiana, c’è anche Manuel Bortuzzo, classe 1999. Sì, triestino di nascita, ma romano d’adozione.

Un debutto paralimpico molto atteso per l’azzurro, con talento naturale nel nuoto. A livello giovanile, ha vinto diverse gare e differenti distanze in molte competizioni regionali e nazionali.

Specialista nelle distanze del mezzo fondo (ad esempio, i 400 e i 1500 metri stile libero), nel 2015, Bortuzzo ha firmato il nuovo record italiano nella categoria «Ragazzi» nei 3000 metri. Un stella splendente del nuoto, notato anche dai tecnici della nazionale Assoluti. Selezionato per il progetto “Road to Tokyo 2020”, si è trasferito al Centro Federale di Ostia per allenarsi con medaglie Olimpici come Gregorio Paltrinieri e Gabriele Detti.

Aveva come obiettivo i Campionati del mondo 2019 nel mirino, quando un tragico evento ha ridisegnato i suoi piani. La notte tra il 2 e 3 febbraio 2019, Manuel ha 18 anni, ed è proprio ad Ostia, in compagnia della fidanzata quando viene ferito in una sparatoria per uno scambio di persona. Un colpo che disintegra piani e sogni del giovane atleta.

Ma non si dà per vinto. Torna subito in acqua: fisioterapia e poi allenamenti, con un’enorme forza d’animo. Dopo l’approccio grintoso, nel tempo il suo percorso è stato comunque lungo e difficile.

Il colpo gli provoca una lesione al midollo, paralizzandolo per metà corpo.

Bortuzzo si è prende una pausa dal mondo dello sport per condividere la sua storia. E da che non aveva i social media, coglie l’opportunità per sensibilizzare l’opinione pubblica. Inizia dagli eventi, fino alla tv, (ha anche partecipato al «Grande Fratello Vip»), diventando sempre più popolare.

Come la sua vita è stata ridisegnata dagli eventi, il suo corpo lo ha ridisegnato con diversi tatuaggi. Ognuno con un significato speciale: un angelo sulla spalla, tra le scapole, la data del tragico incidente. «12» come i millimetri che hanno separato il proiettile dall’aorta addominale e lo hanno tenuto in vita. Un’aquila. E la parola «Cambiamenti», come quelli che ha dovuto vivere e affrontare Manuel Bortuzzo con la grinta e lo spirito del vero atleta.

Fonte: lacapitale.it

Foto: LaPresse